Andrea Nacciarriti
Ancona, 1976
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Beat, 2021
Ogni 26 secondi la Terra trema. Non lo percepiamo, ma i sismografi di diversi continenti rilevano un piccolo “blip”. Tuttavia, anche se questo impulso è stato osservato per decenni, i ricercatori non sono ancora concordi sulla causa del fenomeno. L’impulso, o come lo definiscono i geologi, il “microsismo”, fu documentato fin dall’inizio degli anni ’60 come “cuore delle terra che batte”, suggestione affascinante che, proprio per questo, fu soprannominata il “battito cardiaco della Terra” da John Oliver, ricercatore dell’Osservatorio geologico di Lamont-Doherty della Columbia University. Nel 1962 Oliver scoprì che il battito proveniva dall’Oceano Atlantico meridionale o equatoriale, manifestandosi più intensamente durante i mesi estivi nell’emisfero settentrionale. Attraverso un fascio di luce che si accende ogni 26 secondi, Andrea Nacciarriti rende visibile nel cielo il battito della terra. Questo per ricordarci che siamo parte di un tutto invisibile o inudibile, e che troppo spesso sfruttiamo la terra restituendole molto meno ci ciò che essa ci concede. Attraverso un intervento d’arte pubblica, oltre a ribaltare la funzione di una ex ciminiera industriale che un tempo emetteva nell’atmosfera prodotti inquinanti, l’artista intende restituire alla città l’immagine simbolo di un nuovo millennio in cui, grazie alla riduzione delle sostanze chimiche, si attua un principio di sostenibilità.
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