Sentirsi in qualche modo naufraghi e di navigare a vele spiegate è forse la maniera più appropriata per descrivere l’esperienza che si prova davanti all’opera di Emma Bozzi come se ci si trovasse a solcare di continuo quel confine molto sottile che divide la catastrofe dalla
bellezza, oscillando in un moto ordinato tra forme riconoscibili e suggestioni puramente
sensibili. La ricerca dell’artista parla direttamente ai sensi, cerca di restituire in un modo
catartico e in una forma estetica ciò che viene inquadrato della realtà, per ricostruire alla
fine un ritratto umano, imperfetto e ruvido, all’altezza della complessità del mondo che
abitiamo. Una dichiarazione d’imperfezione, un manifesto politico e filosofico che mira alla
riscoperta di un’identità messa in crisi dalla perdita dei valori che costituiscono il nucleo
originario dell’essere umano. “Questa è una società patinata, lucida, plastificata”, dichiara
l’artista rasentando uno di quei concetti fondamentali cari al filosofo Byung-chul Han, uno
dei più disobbedienti della nostra epoca, che descrive la società contemporanea come una
società “levigata”, svuotata di qualsiasi profondità. L’artista suggerisce però un’alternativa
percorrendo il sentiero già tracciato dal filosofo Carlo Sini che intende il lavoro come
strumento di conoscenza capace di formare gli esseri umani. Secondo la Bozzi l’arte è forse
l’ultima depositaria dell’umano, la sola che può indicarci una via autentica in grado di
ricostruire quella solidità umana che ora appare frammentata. Ed è proprio sul lavoro, sul
lavorìo consapevole e sulla fatica che possiamo contare per superare quel muro che non
ammette errori e che esclude l’altro.
Esorcismi è un’opera complessa che, attraverso un sistema modulare di vari dipinti tenuti
insieme da alcuni morsetti, intende riedificare le fondamenta della struttura stessa
dell’esistenza. Gli eventi personali e quelli collettivi vengono così messi sotto analisi. Il
risultato è la sintesi fra un meticoloso studio scientifico, mediato da una parte sensibile ed
emozionale, e un’attitudine all’azione, all’impeto che intende immortalare il vissuto.
Andrea Pizzari
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Grazie a Daniela Nocivelli e Antonio Romanelli per aver sostenuto anche questa terza edizione Grazie a Maurizio Zamboni per le splendide t-shirt THALITA KUM Grazie a Cristiano Cavallo per aver contribuito alla realizzazione del catalogo