Il lavoro dei gemelli Ingrassia nasconde un segreto, una trappola che priva l’immagine di
una qualsiasi componente simbolica e mira a spostare l’attenzione al suo carattere
fenomenico e organico. L’immagine accade, prende vita nel suo lento processo creativo,
appare spietata, senza lasciare spazio all’immaginazione, è immagine che si fa immagine,
materia che evoca altra materia. Viene da pensare all’ultima quartina della poesia di
Montale Forse un mattino andando in un’aria di vetro dove l’osservatore si ritrova sprovvisto
di ammortizzatori che rallentano l’urto col mondo e, sgomento o “zitto”, si scontra con una
realtà inaccessibile. Il segreto, la trappola, è la materializzazione improvvisa del concetto
attraverso un nucleo grafico. Gli artisti descrivono un tempo naturale dell’opera, una
gestazione che radica il suo statuto ontologico nella pratica e nella disciplina. Ma il tentativo
è quello di perdere la genitorialità dell’opera, per entrare in un flusso perpetuo paragonabile
alla risacca del mare che, infrangendosi e disfacendosi da sola, contemporaneamente si
rigenera e ricrea. La pratica degli Ingrassia è complementare e, a seconda delle circostanze, i
ruoli vengono individuati e coordinati. Essi si predispongono all’opera nel tentativo di
superare la dualità, insita nel loro gemellaggio, cercando di trasformarla in unità.
Flusso di detriti (il buco) è un’opera nata nel 2018, un pastello su cartone di piccole
dimensione realizzato a quattro mani. I gemelli Ingrassia utilizzano un disegno che diventa
scultura, combinando e assecondando persino la loro predisposizione fisica, determinata
dall’essere uno mancino e l’altro destrorso. L’opera infine viene lasciata a raccogliere la
polvere del tempo, una prassi che ha la funzione di uniformare il segno attraverso
l’opacizzazione del colore così da poter svelare il suo reale e autentico carattere. L’immagine
è un espediente per immedesimarsi nella ricerca meticolosa dei fratelli Ingrassia, che
operano attraverso precisi registri di sviluppo per tradurre e rappresentare le possibilità che
si rendono visibili attraverso l’indagine artistica. Hanno partecipato a diverse collettive e
collaborato con numerose istituzioni culturali italiane come la GNAM, il Museo Macro di
Roma e la Quadriennale.
Andrea Pizzari
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Grazie a Daniela Nocivelli e Antonio Romanelli per aver sostenuto anche questa terza edizione Grazie a Maurizio Zamboni per le splendide t-shirt THALITA KUM Grazie a Cristiano Cavallo per aver contribuito alla realizzazione del catalogo