Gino De Dominicis è stato la personificazione dell’artista anticonformista. Soggetto di innumerevoli controversie, ha sempre difeso con forza le proprie posizioni, soprattutto laddove queste fungessero da finestra sulle profonde contraddizioni dell’agire umano e in modo specifico del mondo dell’arte, o – come avrebbe preferito si definisse – «delle opere d’arte nel mondo».
Tentativo di volo (1969) è un’eccezione all’interno del panorama artistico di De Dominicis, che convinto sostenitore dell’immobilità come unica soluzione di sopravvivenza alla mortalità dell’entropia, si è sempre mostrato ostile nei confronti di qualsivoglia forma d’arte che ricorresse al movimento come mezzo esecutivo. Ciononostante, lo vediamo in questo filmato del gallerista tedesco Gerry Schum tentare ripetutamente di spiccare il volo, con l’inevitabile esito fallimentare che è per la limitata condizione umana una prerogativa inesorabile. Il tono ironico di questo goffo slancio verticale, che mimando il volo degli uccelli cerca di sfidare una gravità imposta, riflette sull’impossibilità, sui limiti del finito che alludono e illudono a una possibilità di infinito. Di questo racconta anche D’IO (1970), che con un gioco di parole tra titolo e presentazione, nel suono ripetuto della fragorosa e inquietante risata dell’artista, allude questa volta a un ipotetico innalzamento dell’umano a divino.
L’associazione quasi sinestetica del concetto di immortalità all’immaginario verticale e statico, appartenente alle sole cose inanimate, è un topos ricorrente nell’opera dell’artista, che in più occasioni ribadirà come la tracotanza che illude l’uomo di poter ingannare il tempo muovendosi oltre i limiti dello spazio, nell’orizzontalità, non sia che una condanna a morte autoinflitta, alla presenza della quale veglia imponente e silenzioso l’oggetto verticale; come ricorda Il tempo, lo spazio, lo sbaglio (1970).
Lo spazio dell’arte, appare dunque chiaro, è per De Dominicis quello verticale, a conferma di come l’unica possibile salvezza per l’uomo sia racchiusa in quella tensione verso l’infinito, in quel disperato tentativo di innalzarsi, che tanto pareva grottesco e che alla luce di questa nuova consapevolezza si mostra invece in tutta la sua tragedia.
Eleonora Farinazzo
Marco Fazzari
Contattaci
Contattaci
Per avere maggiori informazioni dell’opera contattaci info@biennolo.org
Con il patrocinio del Comune di Milano
Con il contributo e il sostegno di
Main Partner
Partner
Grazie a Daniela Nocivelli e Antonio Romanelli per aver sostenuto anche questa terza edizione Grazie a Maurizio Zamboni per le splendide t-shirt THALITA KUM Grazie a Cristiano Cavallo per aver contribuito alla realizzazione del catalogo