Folies Bergère, 2007
Gian Marco Montesano
Apparso nel Novembre del 1913 sul Daily-Mail, il Manifesto Futurista del Teatro di Varietà apriva così: “Abbiamo un profondo schifo del Teatro contemporaneo” e, sull’onda dell’iperbole Futurista, continuava ricordando che “gli autori, gli attori e i macchinisti hanno una sola ragion d’essere e di trionfare: quella di inventare incessantemente nuovi elementi di stupore…”.
Tra i numerosi elementi di stupore non poteva mancare lo stupore erotico.
Il padre di Gian Marco Montesano, attore di varietà, aveva trovato in quel lunghissimo testo la giustificazione concettuale, la sua filosofia comprovante la superiorità del suo intendere l’esistere rispetto ai “vegetativi” rimasti ai tempi del lume a petrolio.
Frequentatore assiduo delle Folies Bergère, e non solo per motivi professionali, il padre immortalava le situazioni “elettriche”, fotografandole. In quanto addetto ai lavori, poteva posizionarsi nei modi “futuristi” più efficaci alla produzione di stupore, inquadrando così la scena al meglio.
Il grande dittico Folies Bergère, derivato da una immagine ben identificata dal padre dell’artista, e in seguito esposto al Padiglione Italia della Biennale veneziana del 2007, e ora esposta qui, non è un omaggio al Teatro Futurista né, tantomeno, al Futurismo, ma un omaggio agli stupori che tenevano in vita lui, il padre dell’artista.
Gian Marco Montesano nasce a Torino in un anno impreciso del XX Secolo. Gettato sotto il segno della luce solare, Montesano si sottrae, fin da subito, a questo destino astrale, scegliendo di vivere prevalentemente la notte. Educato dai Padri Salesiani, si trasferisce a Parigi dove, dopo una effimera iscrizione all’Académie des Beaux Arts mai presa sul serio, dunque ininfluente, preferisce addentrarsi nell’ambiente a lui caro della Filosofia. Conosce e frequenta Gilles Deleuze, Felix Guattari, Jean Baudrillard e Philippe Sollers coi quali stringe una imprevista amicizia. Il gran salto nella pittura lo deve all’insistenza di un amico artista: Louis Quilici, pittore geniale e folle, incontrato al Caffè Select di Montparnasse. In Italia viene invitato da Franco Solmi a partecipare ad una Mostra alla Galleria d’Arte moderna di Bologna, “Metafisica del quotidiano”. Questo il debutto, a cui seguirà la prima di alcune mostre da Pio Monti a Roma. Poi tutto il resto, da Köln Show (1990), alla Biennale di Venezia (1993), Biennale di Praga (2003), Quadriennale di Roma (2005) e decine di altre ancora, ovunque.